sabato 28 dicembre 2013

FACEBOOK CI CONTROLLA MEMORIZZA ANCHE I POST CHE NON PUBBLICHIAMO



Facebook registra e memorizza anche gli status che non sono stati mai pubblicati, spesso infatti capita che su Facebook si digitano dei pensieri nei post o nei commenti e magari per un contegno di autocensura ,pur avendo scritto una bozza si decide di non pubblicare e di non diffondere il messaggio cancellandolo .

Ma in realtà quei contenuti non vanno persi,  vengono registrati e aggregati a Menlo Park ( la sede degli stabilimenti di Facebook), per un progetto di ricerca chiamato Self-censorship on Facebook ( Auto-censura su facebook) per studiare e capire come coinvolgere di più gli utenti sul famoso social network di Mark Elliot Zuckerberg .

In pratica Facebook registra ogni digitazione dell'utente nei vari form del social network, incluse le cose che si scrivono d' impulso , ma che poi per quieto vivere decidiamo di cancellare.


A dirigere la ricerca Self-censorship on Facebook sono stati i ricercatori Adam Kramer e Sauvik Das.

L'indagine è stata effettuata su quattro milioni di utenti, solo una piccola parte, considerando l'oltre il miliardo di persone registrate su facebook, ma abbastanza sufficiente per effettuare degli studi.

Dalla ricerca è venuto fuori che in molti commenti , post, e gli status su cui lavoriamo , dopo averci pensato per un bel un pò alla fine decidiamo di non pubblicarli.

Infatti ,secondo lo studio dei due ricercatori il 71 % degli utenti di facebook ha digitato dei contenuti senza averli mai pubblicati.

Il 51% ha cancellato 4 post.

Il 44% ha ricontrollato e modificato più di 3 commenti per poi decidere infine di non pubblicarli.

Secondo la ricerca sono gli uomini a porsi più limiti di digitazione , specie quando tra le loro amicizie ci sono molte donne, ma anche le donne registrate su Facebook con molti amici maschi fanno la loro parte e tendono ad auto-censurarsi.

Lo studio su Facebook afferma che più amicizie si hanno e più si impongono limiti su quello che si vuole pubblicare, i livelli di allerta aumentano quando gli interventi su facebook potrebbero essere letti anche dal datore di lavoro o da persone più anziane.

Das e Kramer dopo aver passato più di due settimane ad analizzare e studiare i vari aggiornamenti di stato eliminati, le pubblicazioni e i commenti sui diari altrui hanno affermato che : “ La decisione di autocensurarsi sembra essere guidata da due principi, le persone tornano sui propri passi quando la loro audience è complicata da definire e, in seconda battuta, quando la rilevanza dello spazio comunicativo è più definita. In altri termini, si censurano molto sia i post destinati a un'audience molto ampia, come gli aggiornamenti di stato, così come interventi diretti a target precisi, come i gruppi”.

Il fatto che gli utenti stiano molto attenti sulle cose da dire e non dire sul social netework blu, rendono più consapevole il suo utilizzo,e questa non è una buona cosa per Facebook.

 I due ricercatori hanno notato che facebook “perde valore dalla carenza di contenuti generati” ecco perchè le informazioni sui post abortiti sono registrate, servono per inventare nuove strategie per spingere gli utenti a scrivere, pubblicare e condividere. In conclusione i ricercatori hanno affermato che : "Attraverso questo lavoro abbiamo capito meglio come e dove si manifesta l'autocensura degli utenti di facebook, adesso però bisogna chiarire con certezza perché e cosa scelgono di non pubblicare".

Forse in un futuro non molto lontano grazie a questi studi, Facebook ci suggerirà come completare un certo post o commento proprio come suggerisce Google nelle pagine di ricerca.

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